Scudo
A calice, Sagomato
A calice, Sagomato
Stemma
Argento, Azzurro, Nero, Oro, Rosso
Figure araldiche, Figure religiose, Natura, Pezze
Cappello, Motto
Arte, mestiere o professione, Dignità o carica, Fede religiosa, Ideale o virtù, Nome o cognome, Sodalizi di appartenenza
A colori
Carità, Fede, Generosità, Speranza
Scudo: sagomato/a calice
Arma: partito-semitroncato: nel primo: d’azzurro, a tre burelle ritirate verso la punta d’oro, sormontante da un giglio d’argento; nel secondo: di rosso, alla conchiglia d’oro; nel terzo: d’azzurro, alla Croce pettorale di Mons. Antonio Bello d’argento.
Motto: DATE ILLIS VOS MANDUCARE, in lettere maiuscole lapidarie romane di nero, è caricato su di un cartiglio svolazzante al naturale e foderato di rosso posto in punta.
Timbro: il tutto è timbrato da un cappello prelatizio (galero) di nero, dal quale pendono 2 (due) fiocchi, (1 per lato), dello stesso. Le corde sono tenute da un medaglione di nero caricato dell’insegna dei Cappellani d’Onore dei Santuari di Lourdes.
Lo stemma, come è in uso comune per gli stemmi di nuova creazione, richiama in una sintesi simbolico-raffigurativa, le origini, la storia, i valori spirituali ed il programma pastorale dell'armigero.
Nella sua composizione di smalti e figure, il primo campo le tre burelle dorate rappresentano le tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità), mentre il giglio d’argento la devozione alla Vergine Maria; nel secondo campo in alto ho voluto richiamare uno dei simboli di S. Rocco pellegrino, di cui l'intestatario si onora di portarne il nome, nonché parte dello stemma del papa Benedetto XVI di venerata memoria; nel terzo campo in basso è rappresentata in forma araldica la croce del Ven. Mons. Tonino Bello vescovo, ispiratore dell'armigero nel servizio amorevole alla Chiesa.
Il galero è impreziosito con il simbolo dei cappellani onorari dei Santuari e della Grotta di Lourdes, di cui Don Rocco è insignito. Infine i colori dello stemma richiamano simbolicamente anche i colori dello stemma dell’Arcivescovo emerito di Aversa Mons. Mario Milano che lo ha ordinato presbitero nel 2003. Quanto al motto esso si riferisce al Vangelo di Luca 9,13 ed è tratto dal discorso che Gesù fece a Betsàida, durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci a circa 5000 uomini. L’invito di Gesù ai discepoli assume un duplice significato: offrire le proprie mani per distribuire il pane moltiplicato e, allo stesso tempo, farsi “loro stessi” pane per nutrire la fame di vita e di senso della gente. I nostri doni (“Cinque pani e due pesci” [Mc 6,38]) sono nulla in confronto alla fame e ai bisogni della gente ma, se condivisi e posti nelle mani di Gesù, producono il miracolo: “tutti mangiarono a sazietà” (Mc 6,42).