UTILITA’ DELL’ARALDICA

Purtroppo oggi giorno l’araldica viene ancora considerata come un retaggio della casta nobiliare ed uno stemma è quasi sempre considerato come sinonimo di titolo nobiliare.
Niente di più lontano, infatti oltre agli stemmi gentilizi esistono – per ordine di importanza – quelli di famiglia, ecclesiastici, civici, di enti, commerciali, feudali o di proprietà, goliardici, senza menzionare gli emblemi e le decorazioni degli ordini cavallereschi e delle onorificenze in genere.
Franco Cuomo ne “Gli ordini cavallereschi” dice dell’araldica: “Si tratta di una sorta di ricerca caleidoscopica tra colori ed immagini desunte da imprese, leggende, diaspore dinastiche, conflitti ed intese, trionfi e disfatte, la cui combinazione su di uno scudo produce informazioni storiche accessibili ai detentori di un codice complesso, che è quello della cavelleria e dell’araldica”.
Il Ginanni riassume l’araldica e il blasone con queste parole:  “L’araldica è quell’arte che compone le bizzarre divisioni dello scudo, immagina essere fantastici, scruta nella mitologia, nella storia, nell’archeologia, nelle matematiche, nelle scienze fisiche, nel costume dei popoli per trarne figure ed insegne, e traccia con segni emblematici sugli scudi delle famiglie, delle città e delle nazioni le vicende, l’appellazione, i titoli e le particolarità di esse, mediante un mezzo conosciuto da tutti i popoli, il simbolo, questo potente ausiliario della storia
L’araldica è una scienza antica e nasce come evoluzione della simbologia, da sempre usata dall’uomo per esprimere le proprie emozioni o per comunicare”.
Le “armi” o gli stemmi nascono intorno all’ 800 per facilitare il riconoscimento dell’avversario durante i tornei cavallereschi e le battaglie, ma anche per distinguere le nobili famiglie, il loro grado, titolo, i loro figli e i rami collaterali.
Nel tempo le regole araldiche si sono evolute ed affinate e grazie all’araldica – tra l’altro importante scienza ausiliaria della storia – è possibile evincere se una famiglia è nobile o no, se il possessore dello stemma è stato insignito di un ordine cavalleresco, se è un ecclesiastico o un laico, se è un militare o un civile, se è sposato o imparentato con altre famiglie, se la sua famiglia possedeva dei feudi, se è il capofamiglia, il primogenito o il cadetto, se svolge una particolare professione, se una donna è nubile, sposata o vedova, se suo padre è ancora vivo o no, se è primogenita o no e altre cose che rendono l’araldica uno strumento veramente interessante e unico che potrebbe e dovrebbe essere usato di più; specie come rappresentazione grafica di un cognome o una famiglia e come eredità spirituale e di valori da tramandare di generazione in generazione.
Tra le innumerevoli utilità che ha l’araldica, ricordiamo queste essenziali:
1. permette di distinguere il genere dell’intestatario, nonchè il suo stato civile, infatti gli uomini usano lo scudo sannitico, gotico o di altra foggia, mentre le donne ovale o romboidale;
2. permette di individuare il ceto di un armigero perchè negli stemmi registrati presso libri o armoriali ufficiali solo i nobili potevano inserire elmi, corone o sostegni;
3. permette di scoprire se un armigero ricoprisse dignità o cariche pubbliche; per esempio i Gran Ciambellani usavano accollare due chiavi in decusse dietro lo scudo, il Maresciallo due bastoni, l’Ammiraglio due ancore e così via; o pensiamo agli stemmi dei dignitari napoleonici, che avevano capi e quarti che indicavano la dignità o l’ufficio che ricoprivano i possessori dell’arma;
4. permette di rintracciare dispute dinastiche, diritti di rivendicazione o pretensioni varie; il Regno Unito per esempio fino al 1800 portava nel 2° quarto l’arma di Francia come rivendicazione dell’omonimo regno, fino a che Giorgio III rinunciò a tale rivendicazione eliminando i tre gigli d’oro su campo azzurro dallo stemma; sempre nel Regno Unito è uso che il marito ponga sul proprio stemma matrimoniale uno scudetto di pretensione se la moglie è primogenita, perchè pretende di rappresentare la sua famiglia quando il padre sarà morto;
5. permette di scoprire alleanze ed imparentamenti tra famiglie: la maggior parte degli stemmi nobiliari presentano quarti o innesti di imparentamento; la rosa dei Tudor per esempio è l’emblema per eccellenza non solo dell’unione coniugale di due importanti casati (York e Lancaster), ma anche la nascita di una famiglia reale e dell’unione di tutta l’Inghilterra, infatti Enrico Tudor, il quale si affermò come discendente e membro dei Lancaster, per rafforzare la propria posizione, sposò Elisabetta di York, figlia del re Edoardo IV e nipote di Riccardo III, in modo da racchiudere entrambe le famiglie e da questa unione nacque la cosiddetta “rosa Tudor”, generata dall’unione della rosa rossa dei Lancaster e della rosa bianca degli York.
6. permette di individuare eventuali ordini cavallereschi di cui un individuo faceva o fa parte o altre onorificenze ottenute; a seconda del grado i cavalieri, i commendatori, gli ufficiali, etc portano la croce dell’ordine sotto lo scudo o il collare intorno ad esso;
7. permette di scoprire eventuali concessioni di imperatori o re, che con i capi concedevano a famiglie particolarmente meritevoli; emblematico è il capo di Francia, che nello stemma di Piero dei Medici venne innestato in una “torta” sopra le cinque di rosso dello stemma originario, per concessione di Re Luigi II (nel 1465), oppure i colori dell’Union Jack concessi sottoforma di scudetto di pretensione al Duca di Wellington per la sua vittoria su Napoleone;
8. permette di scoprire imprese o scoperte dell’armigero; pensiamo allo stemma di Cristoforo Colombo che reca nel 3° quarto le isole che rappresentano le Americhe che ha scoperto; oppure al titolo di Principe di Montenevoso, concesso da Vittorio Emanuele III a Gabriele D’Annunzio, per i successi riportati durante la I guerra mondiale;
9. permette di scoprire l’occupazione o l’arte di un armigero o la natura di un ente; famose le corporazioni medievali italiane, come quella dei lanaioli, dei beccai o dei fabbri, che portavano nel loro stemma emblemi come l’agnello pasquale rivoltato, il capro rampante o la tenaglia; o pensiamo allo stemma dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club con i simboli dei due sport; lo stemma dell’Università di Harvard invece con tre libri aperti caricati dalla legenda VERITAS; pensiamo allo stemma di Paul Mc Cartney, che ha una chitarra nello scudo; o agli stemmi dei dignitari napoleonici, che avevano capi e quarti che indicavano la dignità o l’ufficio che ricoprivano i possessori dell’arma;
10. permette di scoprire l’origine geografica dell’intestatario: anche qui nello stemma di Mc Cartney compare il liver, ovvero la cornacchia, che richiama la città di appartenenza, Liverpool; nello stemma del Principe Filippo invece il castello di Edinburgo campeggia nel 4° quarto;
11. grazie alle brisure permette di sapere se un armigero è capostipite di un casato o parte di un ramo secondario: pensiamo agli stemmi dei rami secondari dei Savoia che presentano bordure diverse (Savoia-Aosta, Savoia-Nemours, Savoia-Acaia, etc).
12. sempre grazie alle brisure permette di individuare chi è il primogenito, chi il secondogenito, chi l’ultragenito o chi il figlio naturale di una famiglia;
13. con l’abbassamento (rovesciamento o riduzione) dello stemma invece si può appurare se l’intestatario di uno stemma si fosse macchiato di azioni disonorevoli; per i traditori lo stemma veniva rovesciato, così un fellone che nel 1347 tentò di consegnare Calais ad Edoardo III d’Inghilterra, fu condannato a portare lo scudo rovesciato; invece un leone nato morto (senza unghia, coda o altro) era considerato una riduzione, sempre come emblema di disonore.
14. permette anche di sapere se in una certa data una famiglia fosse in lutto o no, perchè in questo caso si usava bordare lo scudo di nero, inserirlo dentro un rettangolo sempre di nero o porre un fiocco nero sopra lo scudo;
15. quindi permette l’identificazione di famiglie, enti, ecclesiastici, imprese, sovrani, attraverso l’analisi di ogni tipo di reperto.
Un’altra utilità pratica dell’araldica è che gli emblemi possono essere rappresentati su inviti, biglietti da visita, carte intestate, piatti, posate, anelli, spille, ex libris, sigilli, cravatte, ascot, mobili, argenteria, su cappelle ed edifici o come immagine del profilo di account social, come Linkedin, Facebook, Twitter o WhatsApp.
Quindi anche oggi, nel XXI° secolo, l’araldica non è sinonimo di nobiltà o ad appannaggio della sola aristocrazia, ma è più che mai un linguaggio grafico estremamente utile all’uomo di ogni latitudine, razza, religione o lingua e come linguaggio universale merita di ricoprire il giusto ruolo nella società.